#02 – L’Italia in smart working

di | Febbraio 11, 2021

Il primo lockdown ha portato l’Italia nello smart working. Un inglesismo tradotto in “lavoro agile”. Più banalmente, in Italia, significa dare la possibilità ai dipendenti di lavorare da casa. Questo in realtà non è smart working ma semplicemente Home Working. Non mi dilungo sulla reale differenza ma nelle note troverai un esaustivo articolo a cura di Treccani.

Se da una parte ci ha buttato di prepotenza nel terzo millennio dall’altra ha portato a galla dei gravi problemi.

Ascolta “02 – L’Italia in smart working” su Spreaker.

Il primo riguarda la nostra infrastruttura telematica. Uffici totalmente impreparati per il lavoro da remoto da un lato e velocità di navigazione imbarazzanti dall’altro.

Ricordiamoci che durante il lockdown YouTube e Netflix hanno disabilitato il 4K per decongestionare il traffico mondiale di dati: un problema globale ma che in Italia abbiamo sentito più di altri.

Per 4k si intende la risoluzione del video che stai guardando: più è alta e più banda verrà utilizzata. E il 4k al momento è la massima qualità disponibile.

E non è un caso se l’Italia è sul fondo delle statistiche europee sulla qualità della connettività. Paesi dell’est come la Romania ci superano di molto. Anche se per completezza devo dire che la copertura reale è ben diversa. 

Ma non ci sono attenuanti: siamo tremendamente indietro e di certo le campagne di disinformazione non aiutano. Mi riferisco ad esempio alla lotta contro il 5G: una storia triste che si ripete ad ogni evoluzione tecnologica ma che oggi si fa più rumorosa per via dei social.

Se prima avere una connessione veloce era un vezzo per scaricare un film in pochi minuti è sotto gli occhi di tutti che oggi non è più così. Infrastrutture veloci ed efficienti sono necessarie e indispensabili. E il digital divide in Italia esiste: non solo nel confronto europeo e mondiale. È presente anche a livello locale. Meno del passato, ma ugualmente invalidante. Lo vivo sulla mia pelle: fino al civico prima del mio c’è copertura FTTC (cioè la fibra ottica fino alla cabina TIM). Dal mio civico in poi ADSL 7 mega.
Il digital divide è proprio questo: la differenza di connessione da una zona all’altra. Un problema che in Italia esiste dal 2000 con la comparsa delle prime ADSL.

Lo smart working ha portato alla luce un altro enorme problema: la tipicità delle partite iva italiane. Ti parlo da un paesino di provincia dove da pochi mesi abbiamo scoperto le consegne a domicilio. Un paesino dove le attività rischiano di morire in assenza delle persone che si recano al lavoro e che popolano negozi, bar e ristoranti prima e dopo l’orario di lavoro. 

Questa problematica non riguarda solo noi abitanti di provincia: quante attività commerciali nelle grandi città esistono proprio perchè inserite in quartieri popolati di uffici e aziende?

Lo smart working è utile e comodo. Probabilmente sarà il futuro: ma siamo pronti a pagarne il prezzo?

 

Anche per oggi è tutto: fammi sapere cosa ne pensi tramite i contatti che puoi trovare su Tecnoriflessioni.com!

 

“Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato.” Nietzsche

 

Note: