#03 – La bolla di filtraggio

di | Febbraio 19, 2021

Ci hai mai fatto caso? Su Facebook sembra che tutti la pensino come te. O meglio: che ben pochi la pensino diversamente.
E quante volte cercando su Google argomenti controversi hai trovato come primi risultati argomenti opposti alla tua visione? Quasi mai, sicuramente.

Questa è la cosiddetta “bolla”: motori di ricerca e social ci conoscono e ci mostrano le cose che più si avvicinano ai nostri interessi e alle nostre idee.

Ascolta “03 – La bolla di filtraggio” su Spreaker.

Facebook lo fa basandosi sulle interazioni, sulle pagine che seguiamo e sulle reaction. Si perchè il sistema delle reaction ai post molto probabilmente serve proprio ad affinare le nostre preferenze.

Con Google il discorso è simile: tramite cookies e profilo utente sa benissimo se siamo no vax, cospirazionisti o credenti. Tutto l’ecosistema di Google si basa proprio sulla conoscenza che ha di noi.

 

Uscire dalla bolla su Facebook è più difficile: in linea del tutto teorica bisognerebbe tentare di confondere l’algoritmo.
Come? Iniziando a seguire pagine opposte o mettere like a post che in realtà non ci piacciono. Magari dovremmo commentare tutto l’opposto di ciò che vorremmo. E probabilmente non servirebbe a molto: finiremmo per sbilanciare dal lato opposto. E sempre nell’ipotesi che l’algoritmo si lasci abbindolare così, dall’oggi al domani. Sicuramente i nostri amici penserebbero ad un nostro disturbo bipolare.

Per le ricerche su Google la questione è molto più semplice e integrata: la modalità “incognito”. Ebbene si, questa non serve solo per guardare siti per adulti senza lasciar traccia nella cronologia. È utilissima per uscire un attimo dalla bolla e trovare risultati che altrimenti sarebbero messi in terzo piano.

In contrapposizione alla bolla è doveroso citare DuckDuckGo: un motore di ricerca che sulla carta fa della privacy la sua arma vincente. La bolla non viene creata perchè non memorizza alcun dato dell’utente. Soppiantare Google nel campo della ricerca sarà dura ma è una sfida che DuckDuckGo sta portando avanti abbastanza bene.

Devo però svelare il segreto di Pulcinella: le compagnie che trattano i cosiddetti “Big Data” ci conoscono meglio di nostra madre. Dobbiamo farcene una ragione, anche perchè siamo noi stessi a dirgli tutto di noi.

Le nostre preferenze sono il prezzo da pagare per la comodità: ma di questo ne parlerò in una prossima puntata. Mi limito solo a riportare un vecchio adagio del web che recita “Se un servizio è gratuito allora il prodotto in vendita sei tu“.

 

Questo episodio si conclude qui ma ti ricordo che su tecnoriflessioni.com potrai trovare le note e gli approfondimenti. Fammi sapere cosa ne pensi, ma non prima di aver ascoltato la citazione della settimana!

 

“La privacy non è un’opzione, e la sua perdita non dovrebbe essere il prezzo che accettiamo solo per stare su Internet.”

(Gary Kovacs)

 

Note