#07 – Google, Facebook e la privacy

di | Gennaio 17, 2022

Nelle scorse puntate ti ho parlato della bolla di filtraggio e degli assistenti vocali. Anche gli assistenti contribuiscono alla creazione della propria bolla e lo fanno in maniera ancora più intima. Ascoltano le tue conversazioni e le convertono in dati per la profilazione. Se qualche volta ti sei trovato pubblicità inerente a cose di cui hai parlato a voce con qualcuno ora sai il perchè.

Ascolta “07 – Google, Facebook e la privacy” su Spreaker.
 

Ma oggi voglio andare oltre per cercare di spiegarti come opera Google. Ti assicuro però che questo metodo si adatta a tanti altri, come ad esempio Facebook ed Alexa.

La prima cosa da dire è che non stiamo parlando di un ente benefico ma di una società quotata in borsa che deve fare utili. Gran parte degli utili di Google arrivano proprio dagli effetti diretti della profilazione degli utenti. Non dimentichiamoci che AdSense è il ramo di Google che si occupa di vendere pubblicità per conto delle aziende. Quale modo migliore di ottimizzare le inserzioni se non quello di conoscerti meglio di te stesso? Tutto ciò che Google ti offre è pensato e sviluppato per conoscerti meglio. Gmail, Android, YouTube, Google Foto e via dicendo. Tutto riconduce li.

La cosa paradossale è che noi gliene siamo anche grati e addirittura paghiamo per utilizzare alcuni di questi servizi. Foto è l’esempio più lampante: è stato totalmente gratuito per anni e ora ha delle caratteristiche a pagamento. Tenendo a mente che Google non fa niente per niente, cosa gli abbiamo regalato in questi anni? Tonnellate di immagini con le quali è stata addestrata l’intelligenza artificiale che si occupa del riconoscimento di cose, persone, animali e quant’altro. In passato riconosceva come scimmie le persone di colore. Oggi sa riconoscere quasi tutto con una grande precisione.

Ricordo la prima volta che Facebook mi suggerì il tag di una persona mentre caricavo una foto. Pensai “wow, fighissimo”. La seconda volta iniziai a pensare che fosse un po’ inquietante il livello di accuratezza raggiunto nel riconoscimento facciale del social. 

A proposito: ti ricordi della Ten Years Challenge? Era quel giochino che chiedeva di pubblicare una foto attuale e una di dieci anni prima per vedere e magari ridere su quanto tu sia cambiato. Apparentemente rimane una iniziativa carina che da anche un senso ai centinaia di selfie che ci scattiamo. Ma c’è chi sostiene che fosse un’operazione studiata a tavolino per velocizzare l’apprendimento dell’intelligenza artificiale a predirre l’invecchiamento. Un po’ come succede nei film quando la polizia riapre un caso su una persona scomparsa 20 anni prima e mostrano come dovrebbe essere invecchiata. Io appoggio questa tesi perché in linea teorica la trovo plausibile e coerente con tutto ciò che Google e i social stanno facendo. Ma resta una tesi perchè mancano le prove per affermarlo con certezza.

Tornando a Google parliamo un attimo di Gmail che è forse il servizio di posta più utilizzato al mondo. Ed è offerto gratuitamente. Il prezzo reale? Le nostre conversazioni che fungono da catalizzatore per la pubblicità.

Maps invece ci aiuta nel traffico, alimenta le informazioni sugli ingorghi proprio grazie agli smartphone presenti in una zona e di contro traccia ogni nostro spostamento e ogni nostra abitudine. Con lo stesso principio di conteggio riusciamo a sapere gli orari più affollati di un negozio. Esiste una pagina dove sono elencati tutti i nostri spostamenti, con una precisione incredibile. Ricordo una intervista di un responsabile di TomTom, il noto produttore di navigatori. Il giornalista gli chiese perchè uno dovrebbe abbonarsi ai loro servizi mentre potrebbe usare Google Maps: candidamente rispose che il loro servizio non si basa sulla pubblicità ma su un abbonamento. E per questo non hanno motivo di violare la privacy dell’utente per un ritorno economico.

In pratica per ogni servizio gratuito c’è un corrispettivo in dati personali che paghiamo.

Vista così è inquietante vero? Probabilmente ti è venuta voglia di smettere di usare tutti questi servizi e magari lo farai anche. Per qualche giorno. Perchè poi la comodità prenderà il sopravvento e barattare le tue abitudini per usare questi servizi non ti sembrerà più così immorale.

Nel 2015 Kirk McMaster, fondatore di CyanogenMod, dichiarò di voler slegare Android dai servizi Google. Cyanogen era una versione di Android installabile sul proprio smartphone che aggiungeva funzioni e migliorie al dispositivo. Il progetto fallì. E, dopo 8 anni di successi, scomparì anche CyanogenMod.

Sugli smartphone una menzione a parte la merita Huawei che dopo il blocco imposto da Trump riesce in qualche modo a sopravvivere senza servizi Google. Ma solo perchè è un colosso e sta riscrivendo ogni singola applicazione. Restano enormi dubbi su come userà i dati che inevitabilmente raccoglierà e il tempo che le occorrerà per rimpiazzare tutte le app di Google.

Al momento però Android senza servizi Google è un cavallo zoppo.

Il 14 dicembre 2020 tutti i servizi Google sono andati offline per un’ora e il mondo era in panico. Questo è un indice significativo di quanto ne siamo diventati dipendenti.

Esistono dei progetti che mirano a liberare gli utenti dalle aziende che vivono dei dati personali e sono delle alternative ai servizi dei colossi. Ho provato ad usarne qualcuno tempo fa ma purtroppo erano ben lontani dalla perfezione e dall’integrazione di cui godono quelli più famosi e voraci di dati.

Tutto quello che ti ho raccontato può essere spaventoso ma ci tengo a precisare che non voglio demonizzare queste aziende. Sono però per la consapevolezza nell’utilizzo degli strumenti. Credo che solo così si possa essere veramente liberi di scegliere. Con questo episodio ho solo voluto renderti un pochino più cosciente di cosa stai utilizzando ogni giorno. La scelta finale resterà sempre e comunque la tua!

 

Credo di essermi dilungato abbastanza per oggi su questo argomento. Se lo hai trovato interessante fammelo sapere: sarò felice di parlarne ancora! Trovi i miei contatti e le fonti che ho utilizzato su TecnoRiflessioni.com! 

 

Ma prima di salutarti ti lascio alla citazione della settimana:

Abbiamo guadagnato un tipo di libertà per perderne un’altra. Possiamo comunicare e avere informazioni ma abbiamo perso la privacy.” Martin Cooper

 

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