18 anni di PEC

di | Gennaio 26, 2023

Da quasi 20 anni la PEC fa parte delle nostre vite. Le partite iva sono obbligate ad averla mentre per i privati non è ancora obbligatoria.

Ma è davvero utile? 

Ascolta “18 anni di PEC” su Spreaker.

 

PEC è l’acronimo di Posta Elettronica Certificata ed è l’equivalente delle raccomandate cartacee. Come tali ha quindi valenza legale. A differenza di una email normale con la PEC hai la certezza che il tuo messaggio sia stato recapitato.

Nel momento in cui nella tua casella c’è la ricevuta di consegna il destinatario non può fingere di non averla vista o ricevuta. Se hai ad esempio mandato una diffida ad adempiere con un termine perentorio di 15 giorni dalla ricezione il conteggio partirà dall’orario riportato dalla ricevuta. Che generalmente è di qualche secondo dopo l’invio.

Questo è molto bello quando sei tu a mandarle. Ma sappi che, al pari, questo vale anche per quelle che ricevi. Per questo motivo ti consiglio di attivare l’avviso via SMS o via email classica per la ricezione di nuove PEC: ti sarà utilissimo. Molti provider offrono nel pacchetto entrambi i metodi, altri uno solo dei due. Poco male: un controllo automatico quotidiano ti salverà da brutte sorprese. In qualsiasi modo tu lo faccia.

 

Ai suoi albori era possibile richiedere una casella fornita dal Governo e limitata al solo utilizzo con la Pubblica Amministrazione: fu un flop e la struttura venne dismessa nel 2015. I motivi del fallimento sono semplici e prevedibili. Oltre al limitato uso con le Pubbliche Amministrazioni secondo me c’era anche un problema di precocità. Noi italiani siamo sempre un po’ restii a cambiare abitudini: l’unione di queste due cose ha portato all’attivazione di poche caselle. Talmente poche da non giustificare una spesa da 19 milioni di euro annui.

 

Il costo di una casella PEC lo puoi considerare però irrisorio: parliamo di una decina di euro annui per una casella basilare che è adatta agli utilizzi di un nucleo famigliare.

Ovviamente al crescere delle esigenze crescono anche i costi arrivando anche al centinaio di euro annui. Il fornitore più economico al momento sembra essere Aruba, ma non è ovviamente l’unico. Infocert e la stessa Poste Italiane sono altrettanto valide: sta a te valutare quale si adatta di più alle tue esigenze.

 

Per onestà devo dirti che anche io rientro in quel gruppo di italiani che vide l’obbligo di avere una PEC per la mia partita iva come una ulteriore inutile spesa. È bastato meno di un anno per convincermi di quanto invece sia utile ed economica. Sicuramente come partita iva ho più necessità di inviare raccomandate rispetto ad un privato. Ma se penso che al costo di due raccomandate all’anno mi tolgo il pensiero di dover andare in posta dopo aver stampato, imbustato e compilato moduli per la spedizione devo dire che mi sento davvero felice quando la uso. Un po’ meno quando ne ricevo: di solito sono brutte notizie quelle che girano per PEC

Che tu sia un privato o una partita iva ricordati una cosa importantissima: la PEC è il tuo domicilio digitale per la corrispondenza di valore. Ricordati di comunicare l’eventuale cambio indirizzo a chi la utilizza con te!

E ti dirò di più: la PEC è qui per rimanere, probabilmente per sempre. O almeno fino alla sua prossima evoluzione. Il concetto di PEC è tutto italiano ma è stato adottato negli anni da praticamente tutta Europa. E la stessa Unione Europea ha rilasciato lo standard per renderla internazionale. Questo significa che, finalmente, si potranno spedire raccomandate digitali internazionali. Alcuni dettagli sono ancora in discussione ma possiamo dire che il protocollo in uso in Italia è aderente a quanto richiesto dall’Unione Europea. Ai fornitori italiani manca solo l’identificazione del richiedente così come viene fatto per lo SPID o per la firma digitale per essere compatibili al 100%.

Il passaggio alla PEC Europea potrebbe essere quindi indolore: se non fosse che per complicarci le cose si sia deciso di cambiarle nome. La nuova versione si chiamerà REM, acronimo di Registred Electonic Mail. Cosa cambia a noi utenti? Praticamente nulla ma immagino già che nei primi tempi ci saranno problemi perchè si penserà ad un nuovo balzello obbligatorio. E questo soprattutto per le partite iva più anziane e poco avvezze all’innovazione.

Ma ripetiamolo insieme: REM e PEC sono praticamente la stessa cosa e la REM sostituirà la PEC.

 

La risposta alla domanda di inizio puntata è quindi un fortissimo SI. Io la trovo utile, anzi direi proprio indispensabile e preziosa. E tu: hai una casella PEC? La trovi utile o la ritieni uno spreco di denaro?  Fammelo sapere attraverso i canali che ormai conosci: email, canale telegram o commento alla puntata se la piattaforma che usi lo consente. E a proposito del canale Telegram vorrei ringraziare tutti i partecipanti: siamo ancora pochi ma buoni. Manchi solo tu!

 

Ti ricordo che nelle info dell’episodio c’è il link alla pagina della puntata dove potrai trovare i collegamenti alle fonti che ho utilizzato. Se credi che ne valga la pena condividi questa puntata con i tuoi contatti: potrebbe essergli utile e contribuiresti alla crescita di TecnoRiflessioni.

 

Le Poste non falliranno mai, i governi passano, le Poste restano.
Giulio Tremonti, citato su Corriere della sera, 2008

 

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