Non è passato molto tempo da quando ti ho parlato dell’uomo come anello debole della sicurezza informatica e del fatto che nessun accorgimento può essere efficace davanti ad un utente poco informato o preparato.
Purtroppo il Senatore ed ex Ministro per le telecomunicazioni Maurizio Gasparri ha dato prova in diretta televisiva di quanto ti ho raccontato restando per tutta la durata del collegamento col suo PC in bella vista. Nulla di strano se non fosse per il post-it appicciato sul retro del tablet con segnata una login (cioè una combinazione di nome utente e password).
Passati i primi minuti di ilarità non posso evitare alcune considerazioni.
Ascolta “Instagram e l’anello debole della sicurezza” su Spreaker.
Non stiamo parlando di un utente qualsiasi: per la sua attuale occupazione di Senatore e per il suo passato da Ministro delle telecomunicazioni il suo dispositivo sarà farcito di informazioni delicate che probabilmente non dovrebbero essere divulgate ai quattro venti. Non sappiamo a cosa acceda quella login ma ora sappiamo quanto Gasparri non ci tenga alla sicurezza. È grave, gravissimo. Vista anche l’età media dei nostri politici è facile pensare che per ignoranza digitale ci siano tanti altri nella stessa situazione. E questo dovrebbe preoccuparci molto.
Estremizzo come sempre solo per marcare la gravità di questa cosa: un conto è scrivere il PIN sul bancomat, un altro è scrivere sulla valigetta i codici per aprirla e consentire a chiunque di far partire i missili nucleari. Nel primo caso ci rimetti i tuoi risparmi, nel secondo ci rimette la collettività. Entrambe situazioni da evitare sicuramente ma una è ampiamente più grave dell’altra.
Gasparri e altri politici non sono nativi digitali e nemmeno utenti delle prime ore che hanno vissuto l’evoluzione delle reti e della sicurezza. Sono persone che si sono ritrovate addosso la tecnologia. Persone che avrebbero dovuto essere educate a questi nuovi strumenti proprio per la carriera politica che decidono di portare avanti. Con o senza merito, ma questo è un altro discorso.
Parlando con qualche amico mi son sentito rispondere che magari quelle erano le credenziali della sua email privata e che quindi l’eventuale problema era solo suo. E invece no: il problema è nostro. Perchè se non ha rispetto per i suoi dati personali come possiamo immaginare che ne abbia per i dati della Repubblica che in qualche modo rappresenta?
La prova dell’assenza di senso di responsabilità digitale e informatica l’abbiamo anche su Twitter: Gasparri, ma come lui tanti altri, non è nuovo a uscite e battibecchi degli del peggior leone da tastiera di provincia. E anche questo è gravissimo: dimostra l’incapacità di capire la differenza tra chiacchere con amici e strumenti social che hanno una potenza mediatica nettamente superiore.
Ci vuole una educazione tecnologica: come tutti gli strumenti creati dall’uomo ci vogliono consapevolezza e responsabilità.
Il giorno seguente è lo stesso Gasparri a dare la colpa all’operatore di LA7 per questa svista. E lo fa nello stesso stile da bar di cui ho parlato poco fa. Da LA7 non sono pervenute smentite o conferme su questo dettaglio nel momento in cui scrivo.
Ma se è vero che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca c’è da dire che non sarebbe il primo personaggio pubblico a cadere in gaffe tecnologiche scaricando la colpa su terzi. Inutile ricordare quanti hanno scritto o fatto fesserie online per poi liquidare tutto incolpando presunti hacker. La situazione è molto simile e con i precedenti telematici di Gasparri non fatico a credere che il tablet fosse il suo e non di LA7.
Inutile che vi scatenate le password non sono mie ma di un operatore tv che era da me per delle riprese #coffeebreak
— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) July 21, 2022
Mi rendo conto che questo possa sembrare un articolo contro Gasparri, colpevole di essere ignorante in materia di sicurezza informatica. In parte lo è: fatico a giustificarla in un utente comune, figuriamoci in un Senatore della Repubblica. Ma l’ho solo usato come emblema della situazione. Una sorta di “caso di studio” per accenderti quel sano briciolo di paranoia che può salvarti da molti problemi.
Nota: questo articolo doveva essere una puntata. Per impegni vari non sono riuscito a registrarla in tempi utili e ho preferito rigirarla in post di approfondimento/riflessione. In estremo ritardo rispetto all’accaduto ma ugualmente utile per sensibilizzare sul tema.
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