(Mal)Educazione digitale

di | Giugno 23, 2023

L’educazione digitale è spesso sottovalutata: nei miei primi anni online si osservava la netiquette per cercare di avere dibattiti e discussioni civili e chiare. Oggi invece sembra che la maleducazione digitale sia un vanto da esibire in ogni momento.

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Questa puntata parla di educazione ed è in memoria di chi l’educazione ha continuato a insegnarmela fino a pochi giorni fa: ciao Mamma, ci manchi.


La netiquette era un piccolo insieme di regole basate sul rispetto reciproco e sull’educazione. Nel corso degli anni si è evoluta, adattata e dimenticata da troppi.

Un nativo digitale probabilmente non sa cosa sia. Ma nemmeno l’utenza più anziana che si è affacciata sul web con gli smartphone la conosce.
Questo piccolo galateo digitale si è evoluto nel corso del tempo per adeguarsi alla tecnologia: la sua prima stesura risale al 1995 e trattava principalmente i fenomeni di SPAM e di invio di massa. Fa oggi sorridere leggere la parte sugli allegati troppo grossi e sull’eventuale uso di link esterni visto che proprio questi ultimi sono diventati il mezzo migliore per la diffusione di virus.

 

Nei miei primi anni su internet ricordo che molto spesso nelle chat gli utenti venivano ammoniti con un perentorio “Leggi la netiquette”, ad esempio quando qualcuno scriveva in maiuscolo. Magari non lo sai ma su internet lo scrivere in maiuscolo equivale ad urlare. Un paio di parole in maiuscolo possono servire per dare risalto ma una intera frase viene interpretata come urlata.

La netiquette comprende quindi regole di buona educazione digitale e serve a mantenere una convivenza pacifica e ad evitare rogne legali: molte delle sue regole evitano anche problemi legali nella realtà. Anche se oggi è davvero difficile scindere il mondo reale da quello digitale.

Ma oltre alla netiquette andrebbe applicato anche del semplice buon senso. Una volta mandare una email in piena notte non avrebbe disturbato nessuno. Oggi invece potrebbe svegliare una persona che ha dimenticato di disattivare le notifiche sul proprio smartphone. In tutta sincerità voglio dirti che ho spesso fatto attenzione a non disturbare su whatsapp dopo una certa ora serale e le email le ho sempre rimandate al mattino dopo. Finchè la nostra Alessandra non mi ha ricordato la possibilità di Gmail di programmare l’invio all’orario voluto. Con Telegram sono abituato a usare la programmazione per l’annuncio di un nuovo episodio del podcast ma per le email non ci avevo mai pensato.
È una piccola forma di cortesia e rispetto verso il destinatario che secondo me dovremmo avere tutti. Se il nostro destinatario è una piccola partita iva avrà l’email lavorativa configurata sul proprio smartphone: non pensi che sia giusto non disturbarlo dopo una certa ora per consentire anche a lui di dividere vita privata e vita lavorativa?

Lo stesso discorso vale per Whatsapp e Messenger: mandare messaggi notturni è davvero una pratica fastidiosa. Peggio ancora quando questo viene fatto all’interno di gruppi. So bene che esistono le opzioni di silenziamento ma possono esserci mille motivi diversi per scegliere di non utilizzarle. Oltre alla banale dimenticanza, ovviamente.
Whatsapp e Messenger, purtroppo, non hanno ancora questa funzione di invio programmato ma spero che possano aggiungerlo presto. E che venga utilizzata soprattutto.

 

Avere dispositivi sempre connessi non significa che dobbiamo esserlo per forza anche noi. Ma educare i nostri contatti a questo tipo di rispetto è il più delle volte tempo sprecato e quindi non resta che prendere delle precauzioni anti disturbo. 

Personalmente mi difendo da questo tipo di maleducazione utilizzando la modalità silenziosa dello smartphone ma con l’eccezione su alcuni numeri. In pratica il telefono non squilla per nessuna notifica e suona solo sulle chiamate di alcuni numeri per me importanti. Sicuramente anche il tuo dispositivo permetterà questa lista di VIP: prova questa funzione e fammi sapere se l’hai trovata utile!

 

L’istruzione finisce nelle classi scolastiche, ma l’educazione finisce solo con la vita.

(Frederick William Robertson)

 

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